giovedì 25 ottobre 2012

Andrea Basile, questo Conosciuto...


Mi sono arrivate queste bellissime foto dal nostro associato Andrea.
Andrea è entrato nella nostra scuola di pesca subacqea esattamente un anno fa, le sue esigenze erano quelle che affliggono un pò tutti i neofiti di questa specialità: La tranquillità in acqua, la sicurezza e il raggiungimento dei fatidici 10 metri di  profondità. Premetto che Andrea mi diceva di non riuscire a pescare oltre il metro o poco più!
Abbiamo quindi iniziato un percorso atletico-didattico lungo e faticoso durato 6 mesi circa,(tutte le sere Andrea veniva da roma a Latina per seguire i corsi) alla fine del quale le prestazioni del nostro amico (e anche le catture) sono notevolmente migliorate, Nella sua email mi racconta di belle pescate in sicilia a circa 18 metri di profondità e in assoluta tranquillità.Tutto questo grazie anche alla sua tenacia e completa dedizione a questa meravigliosa disciplina.
BRAVO ANDREA!!! Il  tuo brevetto ti aspetta...
 


mercoledì 17 ottobre 2012

PULIZIA DEI FONDALI, LEGGERE BENE!

CHI VOLESSE PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE RELATIVA ALLA PULIZIA DEI FONALI DI FOCE VERDE E' PREGATO DI COMUNICARMELO ENTRO DOMANI(GIOVEDI') IN QUANTO EVO ORGANIZZARE I GOMMONI PER TUTTI.
GRAZIE ANCHE DA PARTE DI NETTUNO, DIO DEL MARE...
IL MIO TELEFONO 3331907841
Buona Giornata a tutti,Sandro.

martedì 16 ottobre 2012

mercoledì 10 ottobre 2012

NODO "GASSA D'AMANTE"

Questo è il nodo "Gassa d'amante" che abbiamo imparato ieri sera in piscina.

La gassa d'amante, chiamata anche nodo di Bulin, nodo bolina, nodo bulino, cappio del bombardiere, o semplicemente gassa, è un nodo ad occhiello. Questo tipo di nodo può essere eseguito su qualsiasi tipo di cima o corda. Benché sia conosciuta anche come "il nodo che non slitta mai", può presentare qualche problema con le cime elastiche in caso di cicli di carico e scarico a bassa tensione. Pregio principale di questo nodo è di non essere scorsoio, ma allo stesso tempo non si stringe mai troppo, e nonostante sia generalmente molto sicuro, può essere sciolto facilmente, anche quando la corda è bagnata.
Dopo il semplice e il savoia, la gassa d'amante è il nodo più utile e facile da imparare. Può essere eseguito velocemente anche solamente con una mano, anche in condizioni d'emergenza e di maggior difficoltà.
La gassa d'amante, come gli altri nodi ad occhiello, può essere fatta per essere successivamente passata sopra un oggetto come una bitta. Diversamente da molti altri nodi ad occhiello, la gassa permette che il corrente passi attraverso un anello prima che il nodo sia legato. Questa caratteristica unica della gassa, la rende un conveniente nodo ad occhiello e un nodo di cui tutti dovrebbero acquisire la padronanza. Una gassa legata ad un'altra è un modo per unire due corde, anche se molti altri nodi preservano maggiormente la resistenza iniziale della corda.
La gassa d'amante, o meglio una delle sue varianti come la gassa d'amante doppia, è alle volte usata dagli scalatori per allacciare la fine della corda all'imbrago. Il vantaggio della gassa d'amante in questo caso è che il nodo è facile da slegare anche dopo che è stato caricato. Lo svantaggio è che, mentre è un nodo molto forte sotto carico, ha una tendenza ad allentarsi e a slegarsi quando è scarico e agitato per un po', come potrebbe accadere durante una scalata; nella fattispecie è preferibile il nodo a otto ripassato.
Ci vediamo venerdì in piscina....
Sandro.


martedì 9 ottobre 2012

Pulizia del mare rinviata di 7 giorni

COMUNICATO A TUTTI I PARTECIPANTI DE   "LA PULIZIA DEL MARE"

LA MANIFESTAZIONE E' SLITTATA DI UNA SETTIMANA..
CI VEDIAMO DOMENICA 21 OTTOBRE, SIETE PREGATI DI DARMI CONFERMA AFFINCHE' IO POSSA ORGANIZZARE AL MEGLIO...

mercoledì 3 ottobre 2012

L'occasione mancata



E’ incredibile la potenza con cui, a distanza di tempo, certi ricordi riaffiorino.


I dettagli nitidi, ogni particolare, i colori, i rumori, le sensazioni, tutto torna a galla, quasi a permetterti di rivivere il momento.

Ed eccomi qui, colto da un raptus di scrittura, approfittando del tempo disponibile durante l’ennesimo volo, a mettere nero su bianco questo raccontino, nella speranza che chi lo leggerà possa rivivere il momento, così come io lo ricordo.

Allora prepariamo “Highway to hell” sull’impianto Hi-Fi, tralasciamo i preparativi fatti per il viaggio e spostiamoci dall’altra parte dell’emisfero.

La battuta di pesca si svolge nel blu, sul reef lato sud dell’isola di Mnemba, a largo di Zanzibar.

L’uscita è organizzata dal buon Eric Allard, che (sogno di molti e fortuna di pochi) ha fatto di una passione una professione: http://www.extremebluewaterspearfishing.com

In barca siamo in 4 a pescare: Eric, Nigel, Sergei ed il sottoscritto..

L’organizzazione a bordo è impeccabile, merito di Ali, “barcaiolo” di rara efficienza, perennemente indaffarato a tenere in ordine le attrezzature.

Competenza, disponibilità e simpatia fanno di Eric e Nigel una eccellente coppia di “guide” per la pesca nel blu.

L’artiglieria e quella delle grandi occasioni, in linea con le aspettative e le anticipazioni ricevute prima della partenza.

Io pesco in coppia con Sergei, giovane e taciturno sudafricano, e tra un drift e l’altro ci alterniamo nel prenderci cura del flasher.

Ci spostiamo in barca più volte alla ricerca del punto in cui la corrente battendo sul reef innesca la catena alimentare al vertice della quale ci sono le nostre prede.

La visibilità è buona, diciamo una ventina di metri. Sotto le pinne una sessantina di metri. In lontananza si intravede, bianca spumosa, la linea del reef, ed il rombo continuo dei frangenti, smorzato dalla distanza, è l’unico suono percepibile oltre ai motori dell’imbarcazione, a bordo della quale Ali non ci perde d’occhio.

Chiudi gli occhi e prova ad immaginare: l’acqua è calda, pulita, ti lasci cullare dalle onde oceaniche, scendi in vista del flasher, scruti nel blu alla ricerca di un pelagico in avvicinamento, accompagnato dal canto delle balene… dalla cortina blu-cobalto potrebbe sbucare di tutto.

Drift dopo drift la monotonia delle planate nel blu è rotta solo dalla fugace apparizione di delfini, mante, tartarughe. Ma ecco che di colpo qualcosa cambia!

(E’ questo il momento di far partire il brano degli AC/DC)

C’è mangianza. Di lato, davanti, dovunque giri lo sguardo, sono comparse le inconfondibili sagome affusolate di Wahoo. Sono dappertutto! Sergei ne colpisce uno, il pesce schizza via prima verso il fondo, poi verso la superficie, tirandosi dietro il fucile, la sagola galleggiante, le boe; segue Sergei aggrappato all’ultima boa… segue un squalo toro che è schizzato fuori dal blu.

La scena è veramente buffa: pesce, fucile, sagola, boe, uomo, squalo! E l’uomo non si accorto di nulla! Ti chiedi: “quante volte mi è venuto dietro uno squalo senza che me accorgessi?”

Il tempo di mettere il pesce in barca e siamo di nuovo in pesca.

I wahoo sono ancora li, gironzolano sotto di noi nei primi 15 metri. Molti a pelo d’acqua. Quelli più corpulenti restano bassi ed ho giusto il tempo di fare un tuffo per lisciarne uno che mentre ricarico, davanti a me, da ore 2, a pelo d’acqua, vedo arrivare un marlin.

Un fantastico, tozzo, massiccio, imponente marlin. Un fascio di muscoli carico di un intenso blu luminescente. Maestoso, per descriverlo con un solo aggettivo.

Il bestione mi sta transitando (non mi viene un altro temine più appropriato) davanti in tutta calma. Sono tentato di allineare il fucile e tentare l’impossibile, ma rinuncio. E’ a circa dieci metri e riuscirei a malapena a punzecchiarlo.

Il pesce, incede quasi per magia, con impercettibili movimenti della smisurata falce di coda. Dirige dritto verso Sergei, che ignaro di quello che sta per succedere, se ne sta a galla alla mia sinistra col fucile penzoloni, lo sguardo verso il fondo.

(Solo ora mi rendo conto di non avere percepito alcun pericolo, ne per me, ne per il compagno di pesca. E solo ora mi rendo conto di quanto si è vulnerabili in una tale circostanza.)

Vorrei che Sergei si accorgesse dell’arrivo del pesce, vorrei che fosse pronto a premere il grilletto al momento giusto, vorrei richiamare la sua attenzione in qualche modo. Un suono gutturale, qualcosa…ma mi freno nel timore di allarmare il pesce.

E allora mi metto comodo in poltrona e mi godo lo spettacolo.

Il pesce compie un arco e converge deciso verso Sergei. Man mano che il pesce si avvicina all’uomo realizzo le sue dimensioni, che stimo nell’ordine dei 250 chili. Tengo le dita incrociate e faccio il tifo per il compagno che finalmente ha un sussulto quando vede la testa del pesce sfilagli davanti al naso. Il cuore deve essergli arrivato in gola, ha appena il tempo di sollevare la punta del fucile e lasciar partire l’asta che va a piantarsi sul groppone del marlin.

E’ il finimondo. In un nanosecondo ad occupare la scena resta solo una scia di bollicine.

Pesce, fucile, sagolone, boe: tutto sparito. Mettiamo la testa fuori dall’acqua a cercare le boe.

“Hai visto?” mi chiede, spaesato ed eccitato per l’accaduto. Si insomma, spari una bestia del genere, l’attrezzatura sparisce nel blu e ti ritrovi a galleggiare in mezzo all’oceano senza sapere bene cosa fare!

Chiamiamo la barca e saliamo tutti a bordo. OK, calma. “Da che parte è andato?” chiede Eric.

Ora questa domanda appare scontata se devi inseguire un’automobile, ma nel caso in questione, pare quasi una battuta. Comunque iniziamo a pattugliare la zona circostante procedendo verso il largo.

10 occhi a scrutare l’orizzonte. Poche parole. Molti pensieri. Chissà cosa pensavano gli altri.

Io ero combattuto. Da un lato la goduria della scena appena vissuta, l’aspettativa di mettere a bordo un pesce da trofeo, dall’altro la consapevolezza di avere irrimediabilmente mancato l’occasione. Beh, era proprio la speranza di incontrare un pesce del genere che mi aveva portato li, e quel babbeo mi va a passare fuori tiro!

Se non fossi stato impegnato a caricare il fucile, forse si sarebbe avvicinato? Se avessi avuto un lanciasiluri forse avrei potuto tentare la cattura? Se, se, se…

Dopo minuti interminabili di sconforto, finalmente l’avvistamento della boa riporta tutti alla realtà e all’ottimismo. Accostiamo alle boe che vengono trascinate dal nuoto poderoso del pesce in fuga, Sergei (tocca a lui fare tutto, è il suo pesce) scende in acqua ed aggiunge altre due boe alla linea galleggiante, che continuiamo a seguire finché questa, rallentando, indica che il pesce si sta stancando. E’ ora di doppiare il marlin. La barca sopravanza il pesce e Sergei viene condotto e messo in acqua sulla traiettoria di fuga.

Anche Eric, armato di telecamera, entra in azione e appena mette la testa sotto il pelo dell’acqua dal boccaglio farfuglia qualcosa come “Oh shit, it’s a beast!”

Il pesce passa veloce senza dare l’opportunità di essere filmato e senza concedere un secondo tiro. Sergei si aggrappa al sagolone e viene trainato insieme alle 4 boe: tenta inutilmente di risalire il sagolone per portarsi a distanza utile per piazzare il colpo risolutore.

Dalla barca Eric e Nigel impartiscono consigli all’affaticato pescatore, ma non c’è storia; il marlin è ancora vigoroso e non mostra cenni di cedimento. I minuti trascorrono e all’improvviso succede quello che tutti temevamo: il pesce decide di inabissarsi. Guardiamo, sbigottiti, le boe che inesorabilmente, una ad una, si mettono in verticale e si infilano nel blu. Plof… plof… plof… plof…

Le osserviamo increduli, quasi a tentare di tenerle su con la forza del pensiero. Irritati, consapevoli che probabilmente quelle boe non torneranno più in superficie, siamo di nuovo tutti a bordo a pattugliare l’oceano. La sfiducia cresce col passare del tempo. Sono minuti interminabili. Non so dire quanto tempo abbiamo dedicato a questa seconda ricerca mentre il sole scendeva basso sull’orizzonte. Siamo aggrediti dal pensiero per quel magnifico pesce che dopo un fantastico combattimento ha deciso probabilmente di andare a morire sul fondo, mentre una debole speranza ci porta a fantasticare che riuscirà a liberarsi dell’asta.

Comunque si è fatto tardi, c’è una bella navigazione da fare per tornare a terra, e quindi ci rassegniamo. La partita si chiude qua.

Restano il ricordo di una meravigliosa battuta di pesca, l’amara consapevolezza di avere abbandonato un fantastico pesce ferito, il rammarico di aver mancato - per pochi metri - l’occasione di una cattura da record.

martedì 2 ottobre 2012

QUESTA SERA INIZIANO I CORSI DI PESCA SUBACQUEA IN APNEA!!!

QUESTA SERA INZIA L'ANNO ACCADEMICO IN PISCINA, CON ALLENAMENTI E CORSI DI APNEA E PESCA SUBACQUEA, APPUNTAMENTO QUINDI PRESSO LA PISCINA "AMBRANUOTO" DI VIA DEL LIDO ALLE ORE 20.45...
Buona giornata,Sandro.

Campionato Italiano di Pesca subacquea in apnea 2012

Il campo di gara era sensibilmente ridimensionato rispetto alle ultime edizioni, in quanto la zona di Torre Astura è attualmente ricompresa nel comune di Roma, mentre la zona prospicente la centrale ricade nel comune di Latina. Inoltre, a causa delle condizioni meteomarine pessime, con scirocco formato ormai da alcuni giorni, le batimetriche entro i 10 metri risultavano pressoché impraticabili per la risacca e la torbidezza eccessiva dell’acqua, contribuendo a limitare ulteriormente la fascia di mare pescabile. In effetti, quasi tutte le compagini si sono ritrovate spalla a spalla nella fascia compresa tra i 10 ed i 15-16 metri. Più a fondo, fino ai 22-25 metri al massimo l’acqua sul fondo peggiorava, complice anche la cappa plumbea che ha accompagnato gli atleti per quasi tutta la gara, diminuendo l’illuminazione dei fondali. Oltre non si poteva andare senza varcare il confine esterno del campo gara.
Il poco pesce presente si concentrava nelle rare zonette in cui il grotto si innalzava sensibilmente dal fondale e presentava belle spaccature a sabbia non intasate dalla posidonia morta. L’azione di pesca degli atleti è stata resa oltremodo ardua sia dalla torbidità dell’acqua, che raramente superava i 3-4 metri di visibilità nelle zone migliori, sia dal moto ondoso che verso metà gara si è fatto più veemente, con onde di 1,5 metri.
Inoltre, la presenza di una fastidiosa anche se non fortissima corrente di scirocco costringeva gli atleti ad una fatica supplementare per non perdere i pochi punti interessanti individuati, con grosse difficoltà anche nel pedagnare le tane buone, perché spesso il pedagno veniva spostato dall’azione combinata di corrente e onde. Noi del SUB APNEA LATINA, ci siamo concentrati su di una zona che conosco bene, con un fondale che andava da 14 a 18 metri con vaste chiazze di posidonia intervallate da grotto basso che, in presenza di acqua limpida, danno grandi possibilità di catture, nella prima mezz'ora avevamo in gommone ben 4 pesci, Una bella corvina di 1300 g. un sarago di 400 g. e due tordi, uno dei quali ci ha fatto uno brutto scherzo, infatti per soli 3 grammi non è rientrato nel peso minimo condannandoci alla 12/a posizione.A detta dei giudici, eravamo, in quel momento,  la squadra messa meglio di tutti, purtroppo però nelle ore susseguenti le condizioni meteomarine peggioravano impedendci (in quella zona) di effettuare altre catture.(ndr: durante la perlustrazione delle tane mi sono imbattuto in una bella cernia di circa 5 kg. pesce che non era però ammesso e che quindi ho lasciato vivere)
Alla fine ne è scaturita una gara con poche prede, anche se quasi tutte le compagini hanno preso pesce, e con carnieri medi di 4-5 prede, con punte di 7-8 per le prime squadre classificate, nei quali hanno fatto la parte del leone i saraghi, sicuramente la preda più diffusa in queste acque. Ad arricchire e diversificare i carnieri qualche corpulento tordo, qualche rara corvina, pochi capponi, gronghi e murene ed un paio di orate.
Per i motivi sopra esposti la gara è stata anche equilibrata, senza carnieri particolarmente abbondanti, poiché la mareggiata dei giorni precedenti ha smosso il pesce azzerando di fatto il vantaggio sia dei locali, che non hanno brillato, sia di quanti avevano preparato la gara a lungo.
In sintesi hanno fatto la differenza la capacità di improvvisare ed adattarsi e, non ultimo, anche un pizzico di fortuna nello scovare a forza di tuffi a ripetizione le zonette migliori.
Quindi chi ha impostato la gara razzolando tra i 10 ed i 15 metri, nella fascia più fratturata e ricca di anfratti, ha spesso realizzzato buoni carnieri, chi invece ha optato per batimetriche maggiori non ha visto un pesce, così come quanti si sono buttati in batimetriche inferiori, nelle quali l’acqua era ancora più torbida
Le impressioni dei portagonisti:
LNI POZZUOLI – PRIMA SOCIETA’ CLASSIFICATA
Nel pochissimo tempo a disposizione per ispezionare i fondali ci siamo imbattuti in una bella zona di grotto alto e fessurato sui 17 metri dove girava poco pesce ma c’erano diverse cernie. Abbiamo deciso di tentare comunque quell’unica carta a disposizione piuttosto che marcare una squadra locale e così ci siamo messi a pescare all’agguato, mettendo insieme il carniere che ci ha regalato la vittoria. In condizioni di visibilità precaria abbiamo sbagliato molto, e la corrente non ci ha certo aiutat
MARINETTA GENOVA – SECONDA SOCIETA’ CLASSIFICATA
Gianmatteo Grossi: Siam partiti su un paio di segnali di Daniele, che qui disputa le selettive da qualche anno, ma c’era fumo sul fondo e acqua troppo torbida, così ci siamo spostati verso il largo per ispezionare un altro segnale, deserto a sua volta. Da lì abbiamo inziato a razzolare sui 15-16 metri armati di arbalete da 60 con fiocina, seguendo l’intuito e senza fare spostamenti. Abbiamo messo insieme sette saraghi, un grongo e una murena senza sbagliare praticamente nulla, solo un pesce alla fine che avrebbe potuto regalarci la vittoria.
Daniele Petrollini: Mi trovo bene in questi fondali, sui quali ho vinto due selettive. Sono soddisfatto per la performance, anche se resta il rammarico per un bel sarago di circa mezzo chilo strappato a quattro tuffi dalla fine, ma sono cose che capitano. In ogni caso, onore alla LNI Pozzuoli: hanno meritato di vincereo. Ci siamo stancati molto, ma alla fine la vittoria ci ha ripagato abbondantemente per tuttti gli sforzi!
FOCE DEL MIGNONE
Andrea SettimiLa preparazione non è stata fatta, e viste le condizioni è stato un bene, perché sicuramente chi aveva trovato pesce in preparazione non ha avuto modo di ritrovarlo in gara. Siamo partiti al largo su una zona di corvine in 22 metri d’acqua, ma i pesci non c’erano, così ci siamo spostati su un ciglio di dentici ed abbiamo insistito per un’oretta all’aspetto. La mangianza era abbondante, ma si vedeva che non girava pesce, così ci siamo spostati verso terra dove abbiamo trovato delle zone in cui il ciglio era riparato dalla corrente e c’era mangianza. Qui abbiamo iniziato ad esplorare ogni anfratto, mettendo in carniere i saraghi. Siamo stati un po’ sfortunati perché con la murena che ci è stata scartata avremmo potuto vincere.
Daniele ColangeliE’ stata una bella gara, anche se personalmente ho perso un grosso sarago che ci avrebbe regalato il gradino più alto del podio. Stavo pescando con corto e fiocina quando ho visto una bella palla di mangianza, così mi son fatto passare il novanta nella speranza di fare il colpaccio. Una volta sul fondo però ho avvistato un grosso sarago in un buco che avrei potuto colpire agevolmente con il corto, ma che non sono riuscito a catturare. Sono comunque soddisfatto per il questo risultato e per la bella giornata di sport. Se il tempo fosse stato clemente sarebbe stata una giornata eccezionale, in quanto il posto è decisamente valido, ma va rilevato che in queste condizioni si è grandemente ridimensionato il vantaggio di chi conosce il posto o ha avuto modo di preparare, mettendo un po’ tutti sullo stesso piano.
FOCE DEL MIGNONE
Andrea SettimiLa preparazione non è stata fatta, e viste le condizioni è stato un bene, perché sicuramente chi aveva trovato pesce in preparazione non ha avuto modo di ritrovarlo in gara. Siamo partiti al largo su una zona di corvine in 22 metri d’acqua, ma i pesci non c’erano, così ci siamo spostati su un ciglio di dentici ed abbiamo insistito per un’oretta all’aspetto. La mangianza era abbondante, ma si vedeva che non girava pesce, così ci siamo spostati verso terra dove abbiamo trovato delle zone in cui il ciglio era riparato dalla corrente e c’era mangianza. Qui abbiamo iniziato ad esplorare ogni anfratto, mettendo in carniere i saraghi. Siamo stati un po’ sfortunati perché con la murena che ci è stata scartata avremmo potuto vincere.
Daniele ColangeliE’ stata una bella gara, anche se personalmente ho perso un grosso sarago che ci avrebbe regalato il gradino più alto del podio. Stavo pescando con corto e fiocina quando ho visto una bella palla di mangianza, così mi son fatto passare il novanta nella speranza di fare il colpaccio. Una volta sul fondo però ho avvistato un grosso sarago in un buco che avrei potuto colpire agevolmente con il corto, ma che non sono riuscito a catturare. Sono comunque soddisfatto per il questo risultato e per la bella giornata di sport. Se il tempo fosse stato clemente sarebbe stata una giornata eccezionale, in quanto il posto è decisamente valido, ma va rilevato che in queste condizioni si è grandemente ridimensionato il vantaggio di chi conosce il posto o ha avuto modo di preparare, mettendo un po’ tutti sullo stesso piano.
FOCE DEL MIGNONE
Andrea SettimiLa preparazione non è stata fatta, e viste le condizioni è stato un bene, perché sicuramente chi aveva trovato pesce in preparazione non ha avuto modo di ritrovarlo in gara. Siamo partiti al largo su una zona di corvine in 22 metri d’acqua, ma i pesci non c’erano, così ci siamo spostati su un ciglio di dentici ed abbiamo insistito per un’oretta all’aspetto. La mangianza era abbondante, ma si vedeva che non girava pesce, così ci siamo spostati verso terra dove abbiamo trovato delle zone in cui il ciglio era riparato dalla corrente e c’era mangianza. Qui abbiamo iniziato ad esplorare ogni anfratto, mettendo in carniere i saraghi. Siamo stati un po’ sfortunati perché con la murena che ci è stata scartata avremmo potuto vincere.
Daniele ColangeliE’ stata una bella gara, anche se personalmente ho perso un grosso sarago che ci avrebbe regalato il gradino più alto del podio. Stavo pescando con corto e fiocina quando ho visto una bella palla di mangianza, così mi son fatto passare il novanta nella speranza di fare il colpaccio. Una volta sul fondo però ho avvistato un grosso sarago in un buco che avrei potuto colpire agevolmente con il corto, ma che non sono riuscito a catturare. Sono comunque soddisfatto per il questo risultato e per la bella giornata di sport. Se il tempo fosse stato clemente sarebbe stata una giornata eccezionale, in quanto il posto è decisamente valido, ma va rilevato che in queste condizioni si è grandemente ridimensionato il vantaggio di chi conosce il posto o ha avuto modo di preparare, mettendo un po’ tutti sullo stesso piano.