venerdì 2 luglio 2010

ALBINO HA SCRITTO.....



Grecia – Leros – giungo 2010

Posto incantato, la spiaggetta di Patimeni, dove ho trascorso con la famiglia una fantastica e rilassante settimana, alloggiando in un piccolo mulino a vento con vista mozzafiato sulla baia.

Turismo quasi assente, ad eccezione delle barche-charter che cercavano ridosso per trascorrere la notte in rada e sbarcavano gli equipaggi per la cena a terra.

Ho trovato fondali incantevoli.

Distese di posidonia e roccia impestate di denticiotti da ½ kg.

Salti nel blu con palle di saraghi fasciati “mini-ciccioli” (come direbbe mia figlia).

Caroselli di barracuda.

A dire dei pescatori locali, il vento da Nord, che ha dominato la settimana, ha raffreddato l’acqua, tenendo lontani i dentici (quelli con la D), che invece sarebbero di norma abbondanti, oltre a non permettere l’accesso alle zone di pesca più spettacolari, situate appunto all’estremo Nord dell’isola.

Dopo aver battuto a tutte le ore i fondali Sud dell’isola, ho avuto la sorte di imbattermi in soli 2, dico 2 “PESCI” che meritassero una schioppettata.
1.
Planata su fondale misto che degradava rapidamente verso i 50 mt.

Avvisto un dotto fermo sul fondo. Pesce stimato sui 5-6 chili. Lo seguo in caduta fino a quando la pressione inizia a schiacciarmi il neoprene addosso e mi avvisa che è ora di fermarmi. Fine dei giochi. Lui ha continuato verso le oscurità del fondo, ed io verso l’aria fresca.
2.
Durante l’ennesimo aspetto ai dentici, sperando che dietro i piccolini arrivasse finalmente un papà, uno zio, un cugino maggiore, sbuca in lontananza una capocciona scura! Risalgo.

Dalla superficie non si vede il fondo e sulla ipotetica verticale preparo la discesa.

Scendo e dopo una decina di metri individuo il punto.

Continuo la discesa e riconosco la sagoma del pesce, appena staccata dalla imboccatura della tana. Aggiusto la linea di discesa e cado lentamente.

Complice la limpidezza dell’acqua capisco troppo tardi di avere davanti una cernia di circa 20 chili.

Sono ancora in caduta quando il pesce scoda. Sparo d’istinto, ma solo ora mi rendo conto di essere ancora a 6-7 metri di distanza.

L’asta sfiora il pesce e solo per inerzia si pianta nella sabbia all’imboccatura della tana.

Pedagno il tetto della tana e risalgo. La strada è lunga e mentre mi avvito per controllare il fondale, mi godo lo spettacolo della mangianza che si apre al mio passaggio.

Scendo più volte, ma il lastrone è buio, profondo e c’è troppa sospensione.

Dopo due giorni torno sulla tana. Vuota. E così fino alla fine della vacanza, mattina, pomeriggio e sera. Forse una tana di passaggio!

Per il pesce di passo, il mese pare sia settembre e quindi con la speranza di poter tornare in autunno, salutiamo questa meravigliosa isola ed i suoi simpatici ed ospitali abitanti conservando il ricordo di un fantastico pesce mai preso…. ma chissà perché sono proprio quelli i pesci che dimentichi meno facilmente.

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