giovedì 15 luglio 2010

Leggendo poesie mi sono imbattuto in questa meraviglia che esprime noi...

Razionalmente,certo,il mare e' un rischio;ma io non l'ho mai sentito come tale.
Il mare va preso come viene cosi,con la sua inconcludenza:portando verso il petto,a ogni bracciata,un'onda lieve che non si trattiene.
Non c'è altro senso nel tendere al largo,dove l'acqua è mielata dal tramonto,se non di tenere la cadenza fino a quando stramazzano le braccia e spengere nel mare il desiderio di raggiungere a nuoto la soglia che segna il limitare a un nuovo giorno.
Se allora ci si gira sopra il dorso,come pesci spada dissanguati,agli occhi gonfi d'acqua e indeboliti spalanca il cielo la sua occhiaia vuota:ma il corpo sta sospeso in un'amaca che lo sorregge come si è riamati nell'età antecedente la ragione.Passata quell'età,l'amore è un rischio,infido quanto più ne ragioniamo.
Al mare si va incontro come viene,in un'illimitata inconcludenza,sentendosi lambire ad ogni bracciata da una carezza che non si trattiene.
E' una scommessa tutta da giocarefino alla sua estrema inconseguenza.La cosa più penosa è far le mosse sulla battigia,invece di nuotare....

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