martedì 31 gennaio 2012




Decalogo per rendere la vita dura al Cancro.




Non e difficile proteggersi dalle radiazioni emesse dai cellulari.

Basta adottare alcuni semplici accorgimenti. Di seguito una

serie di consigli, sotto forma di amichevoli sms, su come usare

il telefonino senza rischiare.




Sms#1




I bambini dovrebbero usare i cellulari solo per le emergenze.

Meglio gli sms.




Sms#2




La distanza e vostra amica: auricolare (con il filo), vivavoce o

sms ogni volta che e possibile.




Sms#3




Poche barre, molte radiazioni. Non chiamate quando c’e poco

segnale.




Sms#4




Quando siete in movimento (treno, auto), il cellulare fatica ed

emette piu radiazioni.




Sms#5




Quando il telefono prova a connettersi emette piu radiazioni:

tenetelo lontano dalla testa sin quando l’altro non risponde.




Sms#6




Evitate di tenerlo a contatto con il corpo. Niente tasche dei

pantaloni ne taschini della camicia.




Sms#7




Accorciate le chiamate. Se proprio non potete, alternate orecchio.




Sms#8




Ogniqualvolta potete passare alla linea fissa, fatelo.




Sms#9




Non addormentatevi con il cellulare acceso sul cuscino o troppo

vicino. Tantomeno lasciatelo fare ai vostri figli.




Sms#10




I telefoni non emettono tutti lo stesso livello di radiazioni.

Anche se e un indicatore imperfetto, scegliete il modello con

minore Sar (tasso di assorbimento specifico).

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giovedì 26 gennaio 2012

Dal libro "il mio mare" racconto autobiografico di S. Arcieli, pagine 19 e 20

Arrivò la svolta, il giorno in cui la mia vita sarebbe cambiata radicalmente.”




Un giorno al mare, uno di quei giorni felici, ero cavalcioni sulle spalle di mio padre, da lassù respiravo aria fresca e vedevo il mondo, da quella esclusiva posizione  notai per la prima volta  che la linea dell’orizzonte ad un certo punto “inghiottiva” le navi, chiesi perché sparissero così e mi fu risposto che il mondo era rotondo, chiesi allora se le navi,  che prima avevo visto navigare, in effetti non fossero cadute giù dall’altra parte e la fine che avrebbero fatto i poveri marinai a gambe all’aria. Mio padre, come spesso faceva, non sapendo nulla sulla forza di gravità né sul magnetismo terrestre mi rispose Imbarazzato “A Sandrì, quando sarai grande capirai …”

 Quel giorno  mio padre  decise che era giunto il momento di insegnarmi a nuotare, ovviamente non gli passò manco per l’anticamera del cervello di chiedermi se ero d’accordo, “Quello che va fatto, si deve fare (Sigh!) Entrò quindi in acqua. ( Com’è che avevo detto? “Uno di quei giorni felici??” Troppo bello per essere vero! ) Camminò lentamente  verso il largo e da quell’altezza, insolita per me,  notai che la distanza che c’era tra la mia posizione e il fondo, aumentava a vista d’occhio. Fui assalito da un senso di euforia mista a panico,  sarei voluto scendere, mi scappava la pipì e volevo giocare con la sabbia, ero terrorizzato, non sapere cosa effettivamente sarebbe successo pochi attimi dopo mi dava angoscia e paura, oggi  paragonerei quella sensazione a quella che prova un condannato a morte con la benda sugli occhi, non sa quando effettivamente sentirà i colpi del plotone di esecuzione, non sa se soffrirà, non sa se vivrà o morrà. Ebbi pure un poco di vertigini che però passarono. Insomma, un momentaccio.

Mentre il cuore batteva all’impazzata, da lassù si vedevano  tante cose che mai avevo notato. Intanto le cuffie delle signore dello stabilimento avevano cambiato forma e, da quella prospettiva, sembravano dei palloni da calcio che si muovevano a pelo d’acqua spinti da una leggera brezza. La cosa mi fece ridere malgrado tutto. Notai anche dei disegni geometrici sul fondo sabbioso: il sole si rifrangeva  sull’acqua calma e limpida che, muovendosi leggermente per effetto della brezza di mare, come un caleidoscopio  rifletteva sul fondo sabbioso meravigliose forme di luce, dentro di esse come in un labirinto, decine di piccoli pesci  nuotavano impazziti decisi a sfruttare l’occasione che i grandi piedi, smuovendo la sabbia, davano loro. Come sinuose ballerine di rara bravura, davano origine a una danza unica e rara che non concede repliche. Fu in quel momento che nella mia testa prese forma una domanda : << Ma i pesci, come fanno a respirare?>> Me lo chiesi  per ore e giorni.

Negli anni a venire ho poi scoperto che in fondo il fatto che i pesci respirassero o meno mi importava poco, quello che mi importava era come fare per stare sotto acqua e scoprire cosa ci fosse.

Mentre questo pensiero attraversava la mia piccola e scapigliata testa, sentii mancarmi l’aria e mi resi conto che stavo letteralmente volando, lo stavo facendo però in un modo innaturale, non come fanno gli uccelli con le ali spiegate,  come fa Supermèn  con il mantello svolazzante e il pugno chiuso, né come fanno i tuffatori professionisti, no, io mi ritrovavo di lato con gamba e  braccio sinistro verso il cielo e il resto in maniera scomposta disarticolata, la bocca era aperta e i tendini del collo protesi allo spasmo, attraverso le fessure dei miei dentoni,  sentivo entrare dell’aria che rinfrescava seccandole,  le tonsille. Aprii d’istinto gli occhi trattenendo il respiro  e guardai per un ultimo attimo la spiaggia,  gli ombrelloni  a spicchi colorati erano piantati sottosopra così come sottosopra si trovavano le persone, scorsi anche il motorino di mio padre, anche questo sottosopra, mentre il mio cervello cercava di capire ecco l’impatto tremendo con l’acqua fredda,  tutto in pochi brevissimi secondi, prima la mano e il piede, poi braccio e gamba, poi il resto... Persi il costume giallo a righe verticali nere. l’acqua invase il naso, allagando la bocca che d’istinto  e per precauzione,  avevo tenuta chiusa,(calabrone docet!) allagò anche gli occhi che cominciarono improvvisamente a bruciare per effetto del sale e quando riemersi  non vedevo più nulla, i capelli bagnati infatti, mi si erano appiccicati alla faccia creando una tendina trasparente e fitta, non sapevo dove mi trovavo, tossivo e bevevo, le gambe mulinavano pedalando in maniera sconnessa e le mani annaspavano come fanno i quadrupedi. Non sapevo cosa fare e prevalse l’istinto.

Quando mi resi conto di quello che era accaduto, odiai mio padre, lui invece, orgoglioso del “battesimo” che aveva officiato, mi fissava sorridente, ricordo ancora le sue parole:

<< Nuota Sandrì! Ricorda; o nuoti o affoghi >>

Ho memorizzato questa frase aggiungendola ai 10 comandamenti  che la chiesa mi ha trasmesso, in modo da ricordarla e usarla sempre nella mia vita. Difficile o facile che sarebbe stata in futuro la mia vita, e  nei momenti in cui tutto potrebbe sembrare perso mi sarei detto:  ”Nuota, Sandrì, o nuoti o affoghi. Coraggio Uomo, l’ha detto tuo Padre …”

… Ero a galla che annaspavo felice, e soprattutto sano e salvo,  Il resto fu cosa facile, buon sangue non mente. Mio padre in realtà, non aveva idea di che cosa avesse combinato con questo gesto, non aveva previsto le giuste  naturali conseguenze, non sapeva che mi aveva appena salvato, aveva salvato me e la mia anima.

lunedì 23 gennaio 2012

Un dramma per il circolo

Si è spento ieri improvvisamente, all'età di 49 anni, il papà dell'amico e socio Moreno, uomo di grandi principi e completamente proiettato verso il prossimo, tutti gli amici del circolo subacqueo sono vicini all'amico Moreno e alla sua famiglia. Il funerale si svolgerà mercoledì mattina alle 10.00 presso la chiesa dell'immacolata.

mercoledì 18 gennaio 2012

CAPARRA PER I GIUBBOTTI DEL CIRCOLO

Porto a conoscenza di tutti i soci che hanno ordinato il giubbotto sociale, che il venditore, non avendoli in magazzino deve ordinarli, mi ha chiesto quindi una caparra, tutti gli interessati, sono pregati di portare i soldini venerdì sera in piscina,Grassie!
ps: Per tutti coloro che ancora non lo avessero fatto, si prega di regolarizzare il mensile del corso di apnea.
Ari-Grassie!!
Sandro.

lunedì 16 gennaio 2012

...UN PESCE SERRA FUORI STAGIONE...

Questo il racconto di Ferruccio:
Sono le 6 del mattino di sabato, giorno di riposo dal lavoro e la sveglia suona impietosamente, sono uno puntuale e l'alba al Circeo non me la voglio perdere. Alle 6.30 sono in auto e mentre guido sulla pontina ripasso a memoria l'attrezzatura, "Pallone,muta,pinne,calzari,guanti,piombi,pinne,bermuda e fucili" c'è tutto sembra. Arrivo puntuale all'appuntamento con il sole e il mare, veloce vestizione e sono "sul posto" Il mare è formato e con vento notevole ma che per fortuna, tira da terra. Si può fare. Scendo in mare e mi rendo conto che l'acqua è torbida e bianchiccia, situazione questa che trovo irresistibile, dal buio, può "uscire" di tutto, dallo spigolone al grosso muggine a ... Al primo aspetto passa subito un mugginone esagerato che però mi presta il fianco solo per un nanosecondo, sparo ma lo sbaglio, durante le apnee che seguono riesco a sbagliare una modesta spigola e un'altro muggine "da formula uno" velocissimo. Nella mia mente si fa strada una ipotesi, " e se ci fossero predatori?" Mi reco allora sul bordo della secca che dà verso il mare aperto e mi preparo bene,Ventilazione diaframmatica per calmare il battito cardiaco e poi polmonare 3-2-1 giù...Mi apposto sulla franata in maniera da poter controllare le varie direzioni dalle quali potrebbe arrivare qualche pesce, improvvisamente, nel punto dove l'acqua è color sabbia per colpa della forte risacca intravedo un'ombra, in lontananza il bestione -un grosso serra- mi da il fianco ma è nota la diffidenza di questi pesci e come si è concesso pure si defila, non penso, SPARO nella direzione che, se fossi stato io il pesce, avrei preso, sento il tipico rumore delle carni lacerate e della spina dorsale spezzata, il pesce comincia una strenua fuga verso il largo, mi srotola 30 metri di sagola del mio  cressi apache 75 quando sento improvvisamente la sagola allentarsi, potrebbe essersi staccato ma basta mettere in trazione la sagola per sentire una lieve resistenza data da peso notevole.Quando riesco a prenderlo con le mani,   mi rendo conto che ho fatto una cattura fuori del comune, non tanto per la mole, quanto per il periodo, questi pesci sono frequenti in estate con acque calde ma in inverno... Lo ho cucinato sfilettandolo e infornandolo con patate e pomodori pachino.
Ferruccio Arcieli.

martedì 10 gennaio 2012

SPIGOLE D'INVERNO..

L'appuntamento con Fabio è alle 7.00 per agganciare il gommone, destinazione S.Felice Circeo per una battuta invernale di pesca subacquea alla spigola. Colazione e via! Alle 8.30 siamo in acqua, il mare è leggermente mosso ma in "scaduta" ci dirigiamo su due zone diverse, io nella schiuma lui un poco più a fondo.Arrivo là dove l'onda è più violenta e subito capisco l'andazzo, le onde sono violente e grandi, ma il movimento di pesce è notevole e arpiono subito un bell'esemplare di spigola che è venuto a vedere chi è l'intruso, un tiro lungo e preciso ha fatto pagare cara la sua curiosità di bestia territoriale, mi sposto leggermente in mezzo a una baia di ghiaia bianchissima, è qui che le spigole amano accoppiarsi e spremere le uova, un lungo agguato, mi apposto in mezzo a due massi e arriva un gruppo di 5 esemplari, tutti maschi, mi vedono e schizzano via, emetto un piccolo suono gutturale  e mi schiaccio sul fondo, uno di loro, il più grosso ci "Crede" e torna di nuovo minaccioso a difendere il territorio, mentre fa per allontanarsi sfioro il grilletto, un altro centro coda/testa vedo nella schiuma il suo corpo inerte che si lascia cadere sul fondo, oramai la zona è compromessa e me ne vado "a fondo" dove tento aspetti e agguati ma senza vedere una pinna, tranne un piccolo esemplare di spigola suicida non viene nulla all'aspetto, risalgo in gommone e mentre mi godo lo spettacolo del sole che illumina la montagna del circeo aspetto che Fabio  risalga in gommone, ci rechiamo di corsa là dove osano le spigole ma l'acqua è troppo chiara e dopo 4-5- aspetti decidiamo di cambiare posto, ci fermiamo in una baia che conosco bene, al mio primo aspetto mi passa sopra la testa uno spigolone femmina con la pancia piena di uova, "spaghetti con bottarga, hummm mica male", ma il pesce è "lungo" troppo lungo per tentare un tiro dal basso verso l'alto, tiro che tra le altre cose sempre mal mi riesce e perdere un pesce così per farlo morire chissà dove tra atroci sofferenze non me la sento. Do una occhiata a Fabio e individuo il suo percorso, bene,: lui di là e io di quà! Inizio gli agguati fino a che non vedo 5/6 spigole in mezzo a tantissimi saraghetti che, camuffate aspettano le loro prede cullate da una generosa risacca. Decido il mio percorso che non sarà diretto su loro, troppo rischioso, il sole è alto e mi vedrebbero, striscio sul fondo e individuo uno stretto passaggio che da sotto lo scoglio mi fa spuntare proprio a pochi metri dal loro fianco scoperto, entrare e uscire è facile, Si va. Effettuo il breve percorso completamente occultato alla loro vista, ho il tempo di gustarmele nella loro scorribanda di caccia, scelgo la più grossa, maschio anche questa, un tiro preciso la immobilizza, faccio il percorso a ritroso per darmi la possibilità del secondo agguato ma con la coda dell'occhio vedo il branco dileguarsi, mentre sono in superficie a mettere fine alle sofferenze della povera bestia per riporla nel cavetto ecco che  in mezzo alle pinne e a pochi centimetri dalla mia arma scarica, ripassa lo spigolone, ricarico e sparo ma la sbaglio acc.dannaz.malediz. niente spaghetti con la bottarga! Fa nulla, sono oramai le 13,30 è ora di rientrare. Bella giornata, sole e mare oramai vanno a braccetto verso il tramonto e con Fabio ci godiamo ancora una volta lo spettacolo, io con il pensiero fisso a Ulisse che, se veramente esistito, sa cosa si prova a vedere il Circeo dal Mare....

venerdì 6 gennaio 2012

FREDDO?

Ecco le eroiche immagini di alcuni amici che in Siberia quando escono dall'acqua non corrono il problema di ustionarsi i piedi sulla sabbia rovente.
Usano tutti ficili medio/corti ad aria compressa, taroccati col sottovuoto del caro Dmitry di UBL.



E il primo che si lamenta della temperatuura dell'acqua della piscina lo radiamo dal circolo!
Albino

AGGHIACCIANTE.... Guardate e diffondete questa triste raltà...

http://youtu.be/IKVKliwiZ4E