giovedì 1 agosto 2013

Giovani d'oggi



Chi l’ha detto che i giovani d’oggi non sanno essere perseveranti?

Ancora lo rivedo Ferruccio, in piedi sulle panche nello spogliatoio della piscina, in corsia con la maschera indossata, insaponato sotto la doccia, mentre azzanna una porzione di pizza che chiede sempre la stessa cosa: “quando ci andiamo a tonni?” E finalmente ci siamo andati.
Chi l’ha detto che i giovani di oggi non sanno essere puntuali?!
Parafrasando il vecchio adagio secondo cui “Un pelo di … tira più di un carro di buoi” diciamo che “una battuta al tonno vale più di una bella dormita”. 
E Ferruccio non fa eccezione. Appuntamento alle 9:00 al canale. Ferruccio spacca il secondo.
Dopo la chiacchierata di rito con buon Luigi, carichiamo ordinatamente una quantità industriale di boe e sagoloni (sigh!) e siamo in navigazione verso il largo.
Stimiamo che il migliore orario di pesca sarà dalle 12:00 alle 13:30 e puntualmente arrivati sul punto filiamo fuori bordo 2 serie di sagoloni e boe (sigh!), collegate ai rispettivi archibugi.

Le raccomandazioni di rito sul cosa fare se … e si inizia: in due in acqua, uno a bordo a fare il primo turno di pasturazione. Quindi ci troviamo a galla a scrutare le sarde che lentamente svaniscono nel blu. La monotonia è rotta solo da qualche rapida battuta, lo sguardo subito di nuovo a seguire la scia di pastura. Il tempo passa e finalmente i tonni arrivano, prima uno, poi tanti. Quanti? Boh!
Proviamo le prime discese. La storia è quella già vista: i tonni arrivano repentinamente a velocità sostenuta sbucando dal nulla, nuotano in modo erratico, mangiano voracemente ed in sequenza disordinata le sarde e si allontanano, per poi tornare di nuovo e ripetere il carosello.
L’adrenalina sale. E’ una esperienza difficile da descrivere.
L’agilità, la potenza, la velocità, la maestosità con cui il tonno compie le sue evoluzioni lascia allibiti.
Finalmente parte un colpo. Le boe che schizzano sull’acqua confermano che l’asta è andata a bersaglio. La prima boa sprofonda nel blu, la seconda si punta in verticale sulla superficie. Il sagolone teso verso il fondo non trasmette grandi sussulti, segno che il colpo inferto ha fiaccato la vitalità del pesce.
Il resto del branco continua ancora per qualche minuto a divorare la pastura, senza però concederci l’opportunità di filmare lo spettacolo.
Quindi salpiamo il pesce, che viene su praticamente senza vita e lo issiamo a bordo.



Il viaggio di ritorno ci costringe a riposizionare i pesi a bordo, in funzione del nuovo arrivato, e nonostante il pesce adagiato a paiolo, lo spazio disponibile lascia qualche perplessità.
Sarà perché non ci sono più le casse di sarde? Mah!
Qualcosa non torna, e ce ne accorgeremo solo a tarda sera!
Comunque dopo poco siamo a terra. Un veloce pasto fatto di avanzi  e rimasugli vari e torniamo ad occuparci del pesce.

Chi l’ha detto che i giovani d'oggi non sono in grado di sfilettare un pesce?!
Una delizia per gli occhi ammirare la somma maestria con cui il piccolo ferro ha letteralmente disossato il malcapitato pesce.
La sicurezza con cui armeggiava l’oroshi hocho messo a disposizione dalla padrona di casa, la pignoleria nel ripulire ogni lisca dai brandelli di succulenta ciccia, la cura nel manipolare i preziosi filetti, tutto degno di uno sfilettatore professionista di Tsukiji.

A lavoro finito si passa a sciacquare le attrezzature. Ecco di nuovo quella strana sensazione provata nella navigazione verso terra. Una, due, tre …. porca putt…. cazz…. vacc… ma dove stanno le altre boe. Durante le operazioni di recupero e svisceramento dl tonno il sagolone era stato legato al maniglione…
Chi l’ha detto che i giovani d'oggi sanno fare i nodi?!
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1 commento:

  1. FATTELE RIPAGARE!!!!!!
    PAPA' I NODI GLIELI HA INSEGNATI, MA IL RAGAZZO E' INNAMORATO E QUINDI VALE LA MASSIMA DI CUI SOPRA!

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