giovedì 18 novembre 2010

Introduzione tratta dal libro inedito "IL MIO MARE" di Sandro Arcieli


“IL MIO MARE”
… A Sergio, silente e fraterno amico. Nobile cavaliere d’altri tempi, padrone del suo tempo e della sua arma. Catturava pesci e insegnava a catturarne. Non mi manca e non mi mancherà, ha lasciato troppi segni di sé durante il suo passaggio su questa terra, lealtà ottimismo... Grazie amico mio, grazie compagno di tante albe vissute insieme.…




Premessa :
Questo libro nasce dai ricordi di un bambino che a 6 anni scopre l’universo marino e si articola in racconti di esperienze e situazioni buffe. La memoria va avanti e indietro come un elastico dinamico.
L’essenza di tutto è la memoria appunto, grazie a questa non si è destinati a ripetere gli errori degli altri e i propri, siano essi grandi o piccoli …

E’ l’alba e sono in mare.
Tutto intorno è azzurro, il sole lentamente sta sorgendo dietro le montagne investendole di colore arancio che, mischiato al turchese del cielo e al bianco dei cirri, dà origine a sfumature che nemmeno Leonardo potrebbe replicare. Anche questa mattina Dio si è divertito. Lui ha la tavolozza dei colori della natura, li miscela con abilità e maestria e la varietà cambia in continuazione; Viola, fucsia, rosa, giallo, i colori si fondono tra di loro man mano che il sole cresce, dando origine a mille sfumature cromatiche, ora pastello, ora scarlatto… Che spettacolo! Mi guardo attorno e mi rendo conto di essere solo e unico testimone di questo miracolo, ogni giorno diverso, ogni volta più bello. Il silenzio è rotto dal verso di due gabbiani che volano sfiorando la superficie dell’acqua nella speranza di trovare cibo composto dai resti del pasto di pesci predatori notturni, oppure qualche branco di pesciolini che nuota in superficie nella vana speranza di fuggire agli stessi. Quasi mi sfiorano con il loro volo radente e, per un istante, riesco a vederne nitidamente l’occhio marrone scuro con il piccolo iride nero, segno tangibile della messa a fuoco a lunga distanza, occhio spietato e acuto, occhio vigile del cacciatore, di colui che per natura non fa prigionieri. Riesco a sentire chiaramente il fruscio ovattato delle ali nel loro battito, di queste noto le sfumature che dal bianco si scuriscono leggermente per divenire grigie e poi nere … Andate - penso - e buona caccia!


Ho indossato la muta e sputato nella maschera per togliere i residui di sale e di grasso causati dalla precedente immersione, come sempre. Ancora, per un attimo, provo un leggero fastidio, è l’odore pungente del neoprene. A distanza di 30 anni e più, ancora non riesco a sopportarlo. Non tanto per l’odore in sé, quanto perché contrasta troppo con il profumo della natura: il neoprene della muta da sub, deriva dal petrolio, prodotto che con il mare poco ci sta.
Entro in acqua. Il panorama cambia all’improvviso, branchi di acciughe si muovono cambiando direzione ritmicamente, riempiendo tutto il mare circostante di argento, dal fondo alla superficie. Qualche medusa di colore viola elettrico con sfumature gialle e dai buffi corti tentacoli si lascia portare dalla corrente pigramente, ha una forma chiaramente tozza e cilindrica, mi ricorda per un istante quei buffi cappellini che portano le nonne nei fumetti, di quelli che si fermano tra i capelli con lunghi spilloni sui quali si può applicare una rete che copre parzialmente gli occhi. La cosa mi fa sorridere. Sotto la medusa nuotano dei piccoli pesciolini blu, sono delle castagnole o “guarracini” come li chiamano in Campania, questi appena nati sono di colore blu, poi crescendo diventano neri. Grazie a questo ultimo colore attuano una strategia che serve per spaventare i loro predatori. La loro giornata si svolge in branco ma in formazione “indipendente”. Infatti quando si presenta un pericolo si ammassano vicinissimi,( come usiamo dire noi sub; si “Appallano” cioè formano una grossa palla scura) sembrando così un grosso pesce, come un plotone di soldati in formazione da battaglia. Questo in genere spaventa i male intenzionati pesci di grossa taglia. Più in basso tantissimi pinnuti colorati sparsi tutt’intorno, si muovono lenti e sinuosi; qualche sarago, ancora intento terminare il suo pasto notturno a base di ricci di mare, si allontana – non appena mi sente - lentamente.
Mentre guardo questo spettacolo, ringrazio mio padre e lo faccio ogni volta, per la grande opportunità che in passato mi ha dato. E questo pensiero mi porta ogni volta indietro nel tempo …

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